Omelie di

don Marco

XXXIII Domenica del T.O. - 17 novembre 2024

Le cose belle non vanno cercate, vanno attese!

Il sole si oscurerà, la luna, le stelle cadranno: Siamo alla fine? Tutto scompare? Cosa è questo catastrofismo?  Sembra che il Vangelo voglia farci paura, non ci rallegra, anzi. Così pensavano i primi discepoli perseguitati dai romani: non vedevano via d’uscita, non c’era futuro alla loro storia. Delusi dal presente, ma ancor più in attesa del ritorno del Signore.

Oltretutto che noi non vediamo segni così evidenti, o meglio, cerchiamo di non vederli perché tra inondazioni, cambiamento climatico, inquinamento, guerre, lotte e armamenti degli Stati in continuo aumento, non siamo messi per niente bene!

Siamo fragili ma non lo ammettiamo, litigiosi, preoccupati del nostro orticello invece di guardare ai problemi reali, arrabbiati per un piccolo problema che intralci il nostro cammino anziché alzare lo sguardo e contemplare l’infinito sopra di noi che ci parla di un infinito dentro di noi, nell’anima.

Distratti sull’essenziale e troppo presi dai problemi di ogni giorno, rischiamo di perderci il bello di questo tempo, di questi istanti, il bello di essere vivi, innamorati, appassionati, cercatori di speranza, capaci di ricevere e dare speranza.

"Che cosa è la vita?" sembra chiederci Marco: brontolare sempre contro questo o quello, pretendere che gli altri rientrino nei miei piani, oppure cercare nuove vie per essere in cammino verso una vita diversa, verso un mondo diverso? Preoccupati per l’inverno imminente o in attesa della primavera? Consumatori di cibo, soldi, rapporti, amicizie oppure stupiti per la  bellezza che esiste ancora tra noi?

La vedova di domenica scorsa e Bartimeo ci direbbero di non angustiarci e dormire tranquilli: l’importante è cercare la vera luce per capire i segni dei tempi e dare e donarsi; questo ci rende felici!

Spunteranno ancora le gemme, nuovi germogli, i rami daranno ancora frutti, non dobbiamo temere: il mondo non va alla deriva verso il nulla, verso il caos, verso un destino di distruzione. Il destino non esiste, ricordalo; esiste un Dio che ci lascia liberi di scegliere, ma che alla fine ci salverà e farà germogliare i semi che avremo piantato e curato: i semi di accoglienza, di fiducia, di speranza, i semi di gesti di amore donato, i semi di  parole di affetto vero, disinteressato, i semi che solo la Parola di Dio deposta in noi e che porta frutto oggi, adesso nella mia vita. Il nostro mondo ha buttato fuori Dio dalla porta, allora entra tutto il resto dalla finestra: cartomanti, superstizione, oroscopo, fantasmi, mostri, esoterismo,  ecc.

Il vero seme a nostra disposizione è Gesù, seme deposto nella terra, ma sempre vivo e che porta frutto se lo accogliamo con gioia e lo facciamo vivere in noi.

Così padre Ermes Ronchi: ‘Imparate dalla sapienza degli alberi: quando il ramo si fa tenero... l'intenerirsi del ramo neppure lo immagini in inverno; il suo ammorbidirsi per la linfa' che riprende a gonfiare i piccoli canali è una sorpresa, e uno stupore antico. Le cose più belle non vanno cercate, vanno attese. Come la primavera. E spuntano le foglie, e tu non puoi farci nulla; forse però sì: contemplare e custodire’.

Dio non ci dice quando è la fine della storia e del mondo, ma ci parla del fine del mondo: il fine è entrare nel regno, scoprire già oggi i germi e le gemme di speranza, accoglierle e donarle con gioia: c’è una primavera che non vedi ancora, ma è già nei rami secchi dell’inverno, c’è già una pace dentro contrasti e l’odio tra i popoli, c’è un futuro là dove vediamo solo morte e cenere, c’è già un inizio là dove vediamo solo la fine e sogni infranti.

O Dio, primavera che ci inviti a cogliere i segni di speranza che hai posto in noi e intorno a noi, rendici saggi capaci di apprezzare ogni giorno ogni sorriso, ogni parola rivolta a noi, in attesa del tuo ritorno. Tutto serve a restare vigili, in attesa del momento in cui godremo del tuo abbraccio finale e gusteremo i frutti di felicità che abbiamo atteso e sospirato in questa vita!

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